Ian McEwan, "Bambini nel tempo": recensione

Pubblicato il da Uburoi

Un'analisi del romanzo pubblicato dal narratore inglese nel 1987 ed edito l'anno successivo in Italia da Einaudi. Grazie alla storia di Stephen, scrittore per ragazzi di successo che perde la figlia Kate, McEwan vinse l'annuale Whitbread Novel Award.

È un McEwan ancora lontano dai grandi successi planetari - Amsterdam, Espiazione, il recentissimo Solar - quello che sei anni dopo l'uscita di Cortesie degli ospiti si rimette al lavoro davanti al foglio bianco per Bambini nel tempo. Una parentesi piuttosto insolita nella carriera di uno dei narratori più acclamati, e prolifici, del Regno Unito: probabile blocco dello scrittore di cui si avverte l'eco nel progressivo disvelamento del protagonista Stephen, baciato da una precoce fortuna come autore di libri per ragazzi ma fermo da tempo. Per Stephen il motivo di tanta indolenza è la scomparsa della figlia Kate, persa in un supermercato e mai più ritrovata. Da qui, con continui salti temporali, si dipana la vicenda.

Dopo la tragedia, anche il matrimonio con la musicista Julie si dissolve nella reciproca incomprensione. A Stephen rimangono solo una vita da single senza più scopo, l'amicizia con il politico Charles e l'annoiato ruolo di consulente in una commissione per l'educazione dell'infanzia. Ma un incontro fortuito che rivela al protagonista inaspettati retroscena sul matrimonio dei propri genitori spinge Stephen a riflettere su sé stesso, e soprattutto su quell'intricato groviglio di sentimenti che lega i genitori ai figli. Meglio ancora, i grandi ai più piccoli: vero tema nascosto tra le pieghe del romanzo e che spunta anche nelle vicende più insospettabili, come un incidente stradale evitato per un soffio o la misteriosa regressione infantile che attraversa l'amico Charles.

Senza esitare ad aggiungere alla sua prosa nitida e sobria un pizzico di realismo magico, e rischiando più di una volta di sfiorare un misticismo forse eccessivo, McEwan mette a fuoco ancora una volta uno dei temi che più gli stanno a cuore: quel rapporto con il mondo dei bambini che animava Il giardino di cemento e tornerà prepotentemente in Espiazione. Pagina dopo pagina la scansione cronologica perde significato, il passato si mescola al presente e al futuro fino all'inevitabile epilogo, un po' messianico nei toni ma carico di ottimismo e redenzione. Perché bambini lo siamo stati tutti, e - sussurra McEwan al lettore - siamo destinati a esserlo ancora.

Ian McEwan au salon du livre de Paris 2011. | Source own work | Date
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