E poi, non ti macchi le dita

Pubblicato il da Uburoi

http://4.bp.blogspot.com/_TAm9S4IMSGg/TO6BmlVRuhI/AAAAAAAAGK8/YAoLHh12IKU/s1600/ipad.jpgQui Luca de Biase, con la consueta pregnanza, analizza degli interessanti dati su come il tablet abbia cambiato – forse per sempre – la fruizione dei contenuti editoriali. E conferma qualche ideuccia che avevo al riguardo. L'iPad come e-book reader infatti ha "fallito" (tra virgolette, perché in realtà non si è mai proposto come tale) ma è riuscito a declinare la lettura dei quotidiani e dei magazine in un modo nuovo. Prima, sul divano, le attività erano (quasi!) solo la lettura - sempre meno persone, in Italia - e la televisione vissuta in senso del tutto passivo, classicamente alla McLuhan. Ora l'approfondimento informativo del cittadino tecnologico non gravita più di fronte al computer, che è il luogo dove si lavora e si ha appena il tempo per dare una rapida occhiata alle notizie più importanti (i 70 secondi di cui parla lo studio) ma proprio in salotto, dove la navigazione web e la multimedialità del contenuto offrono un'esperienza ben più premiante del quotidiano da sfogliare sul tavolino buono spaccandosi la schiena, perdendo in giro per la stanza le pagine, obbligandoci a piegature da maestri dell'origami giapponese.

Penso che in genere sia una buona notizia per chiunque faccia informazione, perché si è finalmente nobilitato, grazie a uno strumento apposito, il lavoro di chi si dedica soprattutto al non cartaceo. In altre parole, il giornale classico stancava: stancava nello spessore, che moralmente obbligava a leggerlo tutto, stancava logisticamente per i motivi già esposti, stancava soprattutto per l'impossibilità di orientare l'approfondimento nelle direzioni preferite. Personalmente ancora non mi basta per acquistarne uno, ma le pile di quotidiani vecchi che mi obbligano a fare cinquecento metri fino al più vicino cassonetto per la raccolta della carta prima o poi mi convinceranno, mi sa.

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